Evergrande -87% a Hong Kong, siamo a un passo dallo scoppio della bolla immobiliare
Siamo di fronte ad un evento ch forse potrebbe far preoccupare tutte le borse. Questa mattina Evergrande, il colosso immobiliare cinese in gravissime difficoltà finanziarie e gestionali, è tornato alla Borsa di Hong Kong dopo la sospensione di 17 mesi e segna un crollo nelle prime battute dell’87,88%, scivolando a 0,20 dollari di Hk (fonte Ansa). Anche se c’è da segnalare che aa controllata attiva nelle auto elettriche, Evergrande Nev, sale del 3,10%, mentre quella operativa nella gestione dei servizi immobiliari, Evergrande Services, guadagna il 5,8%.
Il Governo cinese è impegnato a non far scoppiare la bolla immobiliare che potrebbe infettare tutte le borse mondiali e mettere a rischio le attività real estate del Paese del Dragone.
In una dichiarazione rilasciata ieri, la Banca centrale ha esortato gli istituti di credito ad aumentare i prestiti alle imprese e ha chiesto di aggiustare e ottimizzare le politiche per i mutui della casa. Il tutto dopo che nella tarda serata di venerdì l’autorità di regolamentazione dei titoli ha annunciato una serie di mosse volte a stimolare gli investimenti nei mercati dei capitali. In primis, la riduzione delle commissioni di transazione per i broker. In vista interventi anche sulle assetate casse dei governi provinciali. Secondo il media cinese Caixin, l’esecutivo intende consentire alle autorità locali di vendere 205,9 miliardi di dollari di obbligazioni di finanziamento speciale per aiutare 12 province a ripagare il debito. Il pacchetto di novità è volto a ripristinare fiducia e a dare nuovo impulso a investimenti, acquisti e costruzioni. Soprattutto nella speranza che i grandi sviluppatori possano portare a termine i lavori già avviati. La sola Country Garden, il primo costruttore privato per valore di vendite, deve affrontare una passività da 200 miliardi di dollari con un rischio di default a settembre e deve ancora consegnare circa un milione di case. Il circolo vizioso rischia di innescare una reazione a catena. Secondo il documento della banca centrale, la Cina deve evitare con fermezza i rischi sistemici. Un pericolo che si è palesato nei giorni scorsi, col fondo fiduciario Zhongrong International Trust che ha mancato il pagamento su alcuni prodotti d’investimento. I problemi del suo azionista di controllo, l’enorme Zhongzhi Enterprise Group, hanno inferto un altro colpo agli asset cinesi, contribuendo peraltro a spingere lo yuan vicino ai minimi da 16 anni.
Un documento interno circolato invece ieri sui social cinesi dimostra che Centaline Group, un’importante agenzia immobiliare, sta ritardando il pagamento delle commissioni a parte del suo personale. Il motivo? Ha circa 140 milioni di dollari di credito che i principali sviluppatori cinesi non riescono a ripagare. L’azienda, che ha confermato la veridicità del documento, ha deciso di erogare assegni speciali ai dipendenti in maggiore difficoltà e ha promesso di aumentare gli sforzi di riscossione delle provvigioni.
Elementi che lasciano intendere una certa urgenza nelle misure di sostegno, nonostante nei giorni scorsi sia stato pubblicato su Qiushi, la rivista teorica del Partito comunista, un discorso in cui Xi Jinping invita alla calma. «Dobbiamo mantenere la pazienza storica e insistere nel compiere progressi costanti e graduali», si legge nel discorso che Xi ha pronunciato nella metropoli di Chongqing a febbraio, ma la cui pubblicazione inedita in questo frangente segnala la volontà di inviare un messaggio: concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine (tra cui miglioramento dell’assistenza sanitaria e messa in sicurezza dell’approvvigionamento alimentare) anche facendo fronte a difficoltà contingenti. Ma le misure messe in campo sinora non sono bastate a cancellare il rischio che queste difficoltà diventino troppo vaste.