I Brics aumentano l’economia, ma dipendono meno dall’Europa e dall’occidente
Ricordate quel fenomeno che si chiama de-dollarizzazione dell’economia di cui abbiamo ampiamente parlato nei post di questo blog? Si riassume in questa maniera: sempre più economie mondiali vogliono fuggire dal dollaro cercando in una nuova divisa il mezzo degli scambi mondiali.
I Brics, il gruppo dei paesi guidati da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che si sono incontrate in Sudafrica il mese scorso, ne hanno parlato e hanno condiviso un piano per introdurre una nuova moneta per gli scambi. A questi paesi se ne stanno aggiungendo altri. Ora la domanda è d’obbligo: il peso di queste economie è sufficiente per un piano del genere? Dal 1 ottobre il gruppo comprenderà altre sei economie: Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Etiopia e Iran. Ma già nella versione attuale i Brics pesavano per il 21% del commercio globale nel 2022 secondo i dati elaborati da Intesa Sanpaolo International Research.
Dallo studio si evince che i Brics nel 2022 alla voce commercio internazionale pesavano per circa 10,4 miliardi di dollari, in aumento del 3,3% rispetto al 2021. In particolare, questi paesi hanno rappresentato il 18,4% delle importazioni e il 23,7% delle esportazioni mondiali. In questo contesto è la Cina a fare la parte del leone: da sola vale il 61% degli scambi dei Brics con il mondo, seguita da India (11%) e Russia (7%).
I Brics nel 2022 effettuavano la maggior parte dei loro scambi, sia export (49,4%) che import (58,6%) con paesi asiatici. L’Europa ha invece fornito il 20% delle importazioni – meno del 22,8% del 2021 – e comprato il 24% delle esportazioni, dato in crescita dal 21,8% dell’anno prima. I Brics hanno quindi ridotto il peso delle importazioni europee, in particolare di quelle provenienti dai tre partner principali cioè Germania, Francia e Italia. Allo stesso tempo hanno quasi raddoppiato l’import dalla Russia.
Sia le importazioni che le esportazioni dei Brics nel 2022 sono state guidate da macchinari e minerali. Per i minerali, ad esempio, i Brics pesavano per il 25,5% della domanda globale e per più di un quarto delle esportazioni.
L’Italia partner dei Brics. Nel corso del 2022 gli scambi tra l’Italia e i Brics hanno raggiunto un valore di 167,7 miliardi di euro e l’interscambio con questo gruppo rappresentava il 13% del totale italiano. Un risultato trainato dal rush delle importazioni, aumentate del 46% rispetto al 2021. Le esportazioni italiane sono cresciute invece del 6%. Determinante in particolare il ruolo della Cina, che nel 2022 comprava il 2,6% dell’export italiano a fronte di importazioni cinesi in Italia pari all’8,8% del totale. Il secondo partner commerciale era la Russia con il 4,1% dell’import e lo 0,9% dell’export.
L’Italia acquista dai Brics soprattutto minerali (23,4%) e metalli (13%), mentre esporta in primo luogo macchinari meccanici (26%) e abbigliamento. Inoltre, più del 50% dei prodotti petroliferi raffinati che l’Italia ha importato nel 2022 proveniva da questi paesi (era il 39% nel 2017) mentre l’import di prodotti minerari si è assestato al 24% dal 38% dell’anno precedente. L’export di minerali destinato alle economie Brics è invece crollato da circa il 28% del 2017 a poco più del 9%. (riproduzione riservata)