Con la guerra ad Hamas (purtroppo) l’oro torna a brillare
Dopo il fatidico 7 ottobre, giorno del raid di Hamas in terra Israeliana, sono molti gli scenari tracciati dagli analisti. MI sono imbattuto nell’analisi di Marco Pugliese, consulente attento alle dinamiche del mondo del petrolio. E trovo che la sua analisi sia giusta. Il petrolio è sicuramente la commodity più colpita. Ecco i punti in discussione. All’analisi si aggiunge un punto di conclusione “l’oro torna a brillare”.
DILEMMI DEL GAS – L’Italia, nel suo intricato gioco di scacchi geopolitico, si dibatte tra le scorte di metano. L’Algeria, che ci rifornisce abbondantemente di gas, ha deciso di schierarsi con Hamas contro Israele. E mentre cerchiamo di liberarci dall’abbraccio energetico della Russia, dopo le sue avventure in Ucraina, ci rendiamo conto che non possiamo proprio fare a meno di lei. Poi c’è l’Azerbaijan, che ci aiuta con il gas attraverso il gasdotto Tap, ma che ha deciso di fare una passeggiata militare nel Nagorno-Karabach. Il Fondo monetario internazionale ci dice di aspettare prima di capire cosa succederà all’economia mondiale dopo la crisi tra Israele e Palestina. Ma gli investitori, con il naso fine, sentono che qualcosa non va, e i prezzi all’ingrosso ne risentono. E l’oro, sempre lui, torna a brillare.
ISRAELE E IL SUO GAS – Di recente, Israele ha messo una pietra sopra l’estrazione di gas naturale dal giacimento di Tamar, situato al largo di Gaza. Una decisione che non è rimasta confinata tra le sue acque, ma ha fatto eco fino ad Amsterdam, dove il prezzo del metano ha subito preso il volo.
IL GAS E I SUOI CAPRICCI – Il nostro gas diventa ogni giorno più caro. L’indice Igi, che ci dice quanto costa, il 10 ottobre ha toccato i 41,06 euro al MWh, un bel salto dai 33,29 euro del giorno prima. E chi ci informa di tutto ciò? Il Gme, il nostro arbitro energetico. L’indice Igi, che viene aggiornato ogni giorno, è la nostra bussola per capire cosa succede nel mercato del gas.
UN MISTERO SOTT’ACQUA – L’8 ottobre, Finlandia ed Estonia si sono svegliate con una brutta sorpresa: meno pressione nel gasdotto sottomarino Balticconnector. Una perdita. E ora? Riparazioni, che potrebbero durare mesi. Ma cosa ha causato questa perdita? Alcuni dicono che potrebbe essere stato un sabotaggio. Non abbiamo ancora certezze, ma questa ipotesi ha fatto saltare il prezzo del gas in Europa. Lunedì 9 ottobre, il gas naturale ha fatto un balzo del 7%, e già venerdì era salito del 5,6%. Tutti preoccupati per le scorte.
ENI SULLA SCACCHIERA – Davanti a questo intricato puzzle energetico, l’Eni potrebbe giocare una carta decisiva. La compagnia italiana, con le sue vaste competenze e presenza globale ramificata, potrebbe cercare nuove alleanze e fonti alternative per garantire un flusso costante di gas. Magari intensificando le esplorazioni in aree meno contese o investendo in tecnologie verdi come l’idrogeno. In un mondo dove l’energia è potere, l’Eni ha tutte le carte in mano per fare la mossa giusta per dare autonomia all’Italia.