Unimpresa, tassi alti, mutui fermi e sofferenze in crescita. Un cattivo segnale per l’economia
Una stretta creditizia da 50 miliardi di Euro. È quanto sottolinea il Centro Studi Unimpresa. Come dire una perfetta tempesta quella che si è abbattuta nel 2023 sul credito bancario a causa dell’aumento dei tassi, con una riduzione che supera il 3%.
Le banche – dicono da Unimpresa – hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione annuale di 39 miliardi (- 6%). Non va meglio alle famiglie: in questo caso, il saldo è negativo per 10 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi. Nel frattempo, il credito al consumo è cresciuto di 5 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di quasi 14 miliardi.
Come se non bastasse, con i tassi che hanno raggiunto il picco, ci sono dei problemi sulle scadenze, infatti le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi.
Sul fronte delle famiglie, si registra un calo, nell’anno osservato, di 10,1 miliardi (-1,48%) da 682,7 miliardi a 672,6 miliardi. La diminuzione è legata principalmente all’andamento fortemente negativo dei prestiti personali, che hanno subito una diminuzione di 13,9 miliardi (-9,85%) da 140,7 miliardi a 126,7 miliardi. In crescita, invece, il credito al consumo, seppur a un passo più lento rispetto agli scorsi anni: l’aumento è stato di 5,2 miliardi (+4,56%), da 116,1 miliardi a 121,3 miliardi. Fermo il mercato dei mutui: lo stock è passato da 425,9 miliardi a 424,5 miliardi con una variazione negativa di 1,4 miliardi in 12 mesi (-0,34%).
Quanto alle rate non pagate, nei primi 11 mesi del 2023 si è registrata una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento delle sofferenze bancarie: i crediti “malati” delle banche sono cresciuti, infatti, di oltre 3,5 miliardi di euro tra dicembre 2022 e novembre 2023 con un aumento che sfiora il 25%. A dicembre del 2022, le rate non pagate da famiglie e imprese erano a quota 14,2 miliardi.
Le sofferenze nette delle banche (quelle calcolate dopo le svalutazioni) a novembre scorso valevano 17,7 miliardi di euro. Il dato è in crescita di 1,5 miliardi (+9,65%) rispetto ai 16,1 miliardi di novembre 2022 e di oltre 3,5 miliardi rispetto a dicembre del 2022. Su base annua, invece, si registra un calo generale delle sofferenze lorde di 1,7 miliardi (-5,25%) dai 34,1 miliardi di novembre 2022 ai 32,2 miliardi di novembre 2023.