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Alec Ross: dobbiamo abituarci alla volatilità

Alec Ross, esperto americano di politiche tecnologiche, spiega la transizione che stiamo attraversando

«Solo gli ottimisti cambiano il mondo». Questo il messaggio che Alec Ross, già consigliere del dipartimento di Stato per l’Innovazione con Hillary Clinton e consigliere per la politica tecnologica nella campagna presidenziale di Barack Obama, vuole dare al mondo. L’esperto americano di innovazione e tecnologia oggi vive tra gli Stati Uniti e l’Italia e insegna alla Business School dell’Università di Bologna. «Quello che stiamo vivendo – dice Ross – è un momento di transizione violento molto forte».

Siamo in un momento complicato della storia e dell’economia. Teme che possa esserci una crisi come quella degli anni Venti del Novecento?«Il titolo del mio ultimo libro è ‘I Furiosi Anni Venti. La Guerra fra stati, aziende e persone per un nuovo contratto sociale’ (Feltrinelli), perché penso che siamo in un decennio di transizione violenta. Stiamo migrando da un’economia industriale a un’economia digitale e stiamo passando da un sistema geopolitico post guerra fredda a un nuovo sistema geopolitico»

Siamo in crisi? «Non credo che si debba usare la parola crisi, perché crisi è forse la parola più abusata della lingua italiana. Piuttosto, penso che dobbiamo abituarci a un mondo in cui la volatilità sia la norma. La scelta se affogare nella volatilità o cavalcare le onde della volatilità spetta a ciascuno».

Le guerre, quella Russo-Ucraina, ora il conflitto in Israele, hanno reso il mondo più instabile. Serve la pace? «In teoria la pace è sempre meglio, ma non dimentichiamoci perché c’è la guerra e non la pace. Quindi, anche se è bello pregare per la pace, non facciamo finta che le guerre possano o debbano essere fermate».

Che consiglio darebbe oggi a un giovane? «Quello di non temere il fallimento. È meglio osare gesta possenti, vincere gloriosi trionfi anche se intervallati dai fallimenti, piuttosto che unirsi ai poveri di spirito che non amano molto né soffrono molto perché vivono in un crepuscolo grigio che non conosce vittorie né sconfitte».

«Solo gli ottimisti cambiano il mondo. I pessimisti piangono nel loro caffè e si lamentano di un mondo immaginato, inventato e diretto dagli ottimisti. Ai giovani dico: be the change you want in the world. Ovvero siate il cambiamento che vorreste nel mondo»

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