La FED delude le attese e non taglia i tassi
Si apettava un taglio dei tassi, ma dopo l’incontro della FED il presidente Jerome Powell ha dato il cattivo annuncio: per ora nessun intervento.
I dati di marzo dell’inflazione segnano un + 2,7% annuo, contro il 2,5% di febbraio, e l’indice core del 2,8%, come il mese precedente. L’indice Cpi aveva indicato per marzo un aumento dei prezzi del 3,5%, dal 3,2% di febbraio, con un indice core stabile al 3,8 per cento.
Il Comitato di politica monetaria (Fomc) che si è riunito il 1° maggio ha ritenuto che l’inflazione ha rialzato la testa. Ora c’è da chiedersi cosa succederà, anche se bisognerà attendere il meeting del 12 giugno. Sarà molto importante capire come la Fed giudica l’evoluzione dei prezzi e quella della crescita, le due novità delle ultime settimane.
Aspettative in lieve rialzo: Sono aumentate le aspettative d’inflazione. In occasione della precedente riunione di politica monetaria, il 20 marzo, erano attorno quota 2,2-2,3%, adesso sono risalite tutte al 2,4-2,45%. Poca cosa, ma quanto basta per accendere un campanello d’allarme. La Fed non teme, verosimilmente, una ripresa dell’inflazione: mancano i presupposti. Può però essere preoccupata del fatto che si stabilizzi a un livello più elevato dell’obiettivo.
IL PIL DEGLI STATI UNITI
La crescita, però, ha segnato una battuta d’arresto nel primo trimestre del 2024: +1,6% annualizzato, che corrisponde a un +0,4% trimestrale. e anche i prestiti alle imprese non finanziarie continuano la loro lentissima flessione. Non sono ancora ritmi tali da far temere una recessione: erano piuttosto i dati precedenti del pil (3,4% nel quarto trimestre 2023, 4,9% nel terzo) a essere in parte anomali: l’attività economica sembra tornata al trend di medio-lungo periodo.