Oxford Economics, più ripresa meno inflazione, si avvicina il taglio dei tassi
Sulle previsione di una diminuzione dei tassi ora c’è la previsione di Oxford Economics che prevede la decisione della Banca centrale Europea entro il 2024 iniziando dal prossimo giugno nella misura di 100 punti base
È quanto emerge dai dati presentati nel corso del convegno «Tassi delle banche centrali in discesa, ma quando e con quale ritmo?» promosso da EY e Oxford Economics svoltosi a Roma. La solida crescita del primo trimestre nell’eurozona unita al miglioramento dei dati di fiducia, rappresenta un punto di svolta, dopo la stagnazione dello scorso anno. Oxford Economics stima un tasso di crescita del pil dello 0,8% nel 2024 con un’accelerazione all’1,8% nel 2025 per l’UE.
«Ci aspettiamo che l’inflazione dell’Eurozona si attesti al 2,2% in media annua, e sarà già al di sotto del target della Bce a partire dalla seconda metà dell’anno. Ma se da un lato la Bce ha dichiarato che il primo taglio dei tassi a giugno è quasi certo, dall’altro rimane incertezza su ciò che potrebbe accadere in seguito, anche a causa di fattori di tipo geopolitico», dichiara Nicola Nobile, Chief Italy Economist, di Oxford Economics. I dati sull’inflazione «saranno in ultima istanza la chiave per definire la dinamica dei tassi. Prevediamo – aggiunge – una diminuzione complessiva dei tassi di 100 punti base (bps) nel corso del 2024. Il rafforzamento della crescita atteso per il 2025 non dovrebbe compromettere il processo disinflattivo in corso, garantendo alla Bce spazio di manovra per un ulteriore allentamento della politica monetaria»
L’economia in Italia
Il dato sul pil del primo trimestre (+0,3% sul trimestre precedente) mostra una crescita, seppur contenuta, confermando le previsioni di EY dello scorso marzo. Dopo una contrazione dell’1,4% a gennaio rispetto a dicembre, anche l’indice della produzione industriale in Italia ha sperimentato una crescita modesta pari a 0,1% a febbraio 2024. EY ed Oxford Economics concordano che l’analisi tendenziale continua però a mostrare un comparto industriale in difficoltà, per l’aumento dei costi energetici, la debolezza della domanda globale e in particolare dei principali partner commerciali, come la Germania, e le pressioni sulle catene di fornitura.