La BCE taglia i tassi, riduce le prospettive di inflazione e crescita. L’oro ringrazia
Il giudizio degli analisti al taglio dei tassi della Banca Centrale Europea è quasi unanime: ha adottato un approccio prudente scegliendo una piccola limatura dello 0,25 punti percentuali, portandolo al 3,00%. Rivedendo in questo caso al ribasso le previsioni di crescita e di inflazione per gli anni 2024-2027. Il taglio di 0,25 punti percentuali del tasso di deposito era atteso. Nella sua dichiarazione, la BCE ha abbandonato il riferimento alla politica monetaria restrittiva e ha lasciato la porta aperta a ulteriori tagli nel 2025.
La stessa Banca Centrale ha ribadito l’importanza del contenimento dell’inflazione al suo obiettivo di medio termine del 2%. “La BCE ha continuato a descrivere le attuali condizioni di finanziamento come rigide, ma ha abbandonato il riferimento alla necessità di mantenere la politica sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario”, ha dichiarato Mark Wall, capo economista europeo della Deutsche Bank, in un comunicato successivo al taglio dei tassi. “Questa combinazione segnala una tendenza all’allentamento”.
“I rischi in Europa rimangono, ma il surriscaldamento dell’economia non è in cima alla lista”, ha dichiarato Michael Field, European markets strategist di Morningstar. “Gli economisti prevedono un ulteriore taglio dei tassi di 100 punti base nel 2025, che porterebbe i tassi di deposito vicino al 2%. Un livello strutturalmente più basso dei tassi d’interesse sarebbe un vantaggio per le azioni europee, in particolare per quelle esposte ai consumi”.
La BCE ha iniziato il ciclo di riduzione dei tassi a giugno, ha fatto una pausa a luglio e ha ripreso gli aggiustamenti dei tassi a settembre e ottobre. A partire dal 18 dicembre, i tre tassi di interesse di riferimento della BCE saranno pari a:
– Tasso di deposito: 3.00%
– Tasso di rifinanziamento principale: 3.15%
– Operazione di rifinanziamento marginale: 3,40%.
Giovedì mattina, la Banca nazionale svizzera ha sorpreso i mercati con un taglio dei tassi di 0,5 punti percentuali, più forte del previsto, in un contesto di bassa inflazione e di franco svizzero forte. La Federal Reserve statunitense annuncerà la sua decisione sui tassi mercoledì prossimo e la Banca d’Inghilterra giovedì.
La BCE riduce le prospettive di inflazione e crescita
In base alle previsioni della BCE, l’inflazione complessiva sarà:
- 2,4% nel 2024 (in calo rispetto al 2,5% delle previsioni della banca di settembre)
- 2,1% nel 2025 (dal 2,3%);
- 1,9% nel 2026 (dal 2,0%);
- 2,1% nel 2027, quando l’EU Emissions Trading System esteso diventerà operativo. È la prima volta la banca centrale fa una previsione per il 2027.
Per l’inflazione al netto di energia e alimentari, lo staff della BCE prevede una media del 2,9% nel 2024, del 2,3% nel 2025 e dell’1,9% sia nel 2026 che nel 2027.
Lo staff della BCE vede l’economia dell’eurozona in crescita di:
- 0,7% nel 2024 (in calo rispetto allo 0,8% di settembre)
- 1,1% nel 2025 (in calo rispetto all’1,3%)
- 1,4% nel 2026 (in calo rispetto all’1,5%)
- 1,3% nel 2027 (prima stima)
La BCE e la Fed prendono strade diverse
Mentre la BCE intraprende un robusto ciclo di allentamento, la Federal Reserve statunitense dovrebbe mantenere un approccio più cauto. Questa divergenza potrebbe indebolire l’euro rispetto al dollaro, a potenziale vantaggio degli esportatori dell’eurozona.
Come influiranno i tagli dei tassi sui mercati?
I mercati azionari tendono a salire quando si prevedono riduzioni dei tassi. Nei mercati obbligazionari, il calo dei tassi d’interesse comporta una riduzione dei rendimenti e quindi un aumento dei prezzi delle obbligazioni. I tassi più bassi rendono anche le obbligazioni esistenti, in particolare quelle già emesse durante un periodo di tassi elevati, più interessanti per i rendimenti.
Nel frattempo, i tassi sui conti di deposito tendono a diminuire. I tassi che i risparmiatori ricevono dipendono principalmente dal meccanismo di deposito, che definisce l’interesse che le banche ricevono per depositare denaro presso la BCE overnight. I mutuatari, invece, beneficiano di tassi più bassi perché il debito al consumo e i mutui diventano più convenienti.