I maggiori esperti mondiali: oro fisico in ascesa. Ecco perchè
Come sempre, non cambia molto. I giudizi dei massimi investitori sull’oro non cambiano molto. Anzi sono disposti a seguire il sentimento generale. Questa è la volta dell’oro. Una volta che, il 4 maggio scorso ha toccato i massimi 2023 a 2.063 dollari l’oncia, fanno tutti a gara a confermare che è bene investire perchè potrebbe arrivare a 2100 dollari l’oncia. Di solito alcuni riconosciuti guru parlano e poi, via, tutti dalla stessa parte. Solo che questa volta a corroborare i giudizi positivi sull’oro sono esperti importanti. Lo ha scritto Alessandro Piu su Borsa & Finanza che ha fatto un giro tra gli analisti più importanti.
Un analista e gestore da prendere in considerazione è Peter Kinsella di UBS che vede l’oro a 2100 dollari l’oncia. Kinsella fa un lista di motivazioni tutte positive. Eccole:
- Il picco dei tassi di interesse è vicino
- I cicli economici non torneranno alla normalità
- Le Banche centrali continuano ad acquistare oro
- Lo scenario geopolitico rimarrà instabile
- Il dollaro sta perdendo la sua centralità
- Gli investitori istituzionali finora sono rimasti in disparte
A mostrare ottimismo sulle prospettive dell’oro sono diversi analisti e gestori. Tra questi Joe Foster, portfolio manager della strategia sull’oro di VanEck, secondo il quale il massimo dell’oro è ancora raggiungibile. In particolare, l’asset manager di VanEck individua una base di partenza per un possibile nuovo rally nell’area dei 1.900 dollari, raggiunta a fine giugno. Da quel momento il valore dell’oro è tornato a salire fino alle quotazioni di oggi.
L’influenza delle banche centrali sul valore dell’oro. “L’oro sta mostrando una certa resilienza, nonostante l’andamento positivo del mercato azionario e la recente forza del dollaro USA” commenta Foster, secondo cui il prossimo catalizzatore del rialzo potrebbe essere una pausa nel ciclo di rialzi della Fed. Nonostante la rigidità delle Banche centrali sul rialzo dei tassi di interesse e le parole pronunciate da Jerome Powell in audizione al Congresso USA, il picco dei tassi di interesse è ormai vicino e gli investitori ne sono consapevoli.
James Luke, gestore dei fondi specializzato in metalli di Schroders, è convinto che l’oro continuerà a brillare nel corso del 2023 e che ci siano elevate probabilità di vedere nuovi massimi storici. “Se si profila una recessione negli Stati Uniti – spiega – le Banche centrali potrebbero essere costrette ad allentare la politica monetaria prima di quanto avrebbero fatto in cicli precedenti e prima che l’inflazione di base sia realmente sotto controllo”. La conseguenza del ragionamento di Luke è che i tassi reali scenderebbero mettendo in luce il valore dell’oro.
La normalità non è più la regola
Sempre il gestore di Schroders sottolinea un altro aspetto dello scenario: i cicli economici non torneranno alla normalità. La politica monetaria, espansiva o restrittiva, non è più sufficiente a guidare i cicli economici. “I policymaker – spiega Luke – si trovano davanti a numerose pressioni macroeconomiche ma ad emergere sono, in particolare, la situazione attuale delle finanze pubbliche degli Stati Uniti e i livelli molto elevati di debito. È possibile che queste pressioni facciano sì che una risposta politica ‘normale’ al prossimo periodo di recessione non sia sufficiente e che si sia costretti a tornare verso misure non convenzionali, un contesto favorevole per l’oro”.
C’è un esempio recente di quanto l’affermazione del fund manager di Schroders sia vera: alla crisi delle banche regionali di marzo si è risposto con un immediato aumento del bilancio della Federal Reserve. “Siamo scettici sul ritorno a un regime di politica monetaria normalizzato e quindi l’oro e le materie prime in generale, rimangono nei nostri pensieri” conclude.
I grandi acquirenti sostengono il valore dell’oro
Peter Kinsella, responsabile globale Forex Strategy di UBP, fa notare che nonostante i tassi di interesse siano stati portati ai livelli più elevati degli ultimi 30 anni, l’oro ha continuato a registrare forti scambi, fino a superare i 2.050 dollari per oncia a maggio. “Le Banche centrali sono state grandi acquirenti di oro – spiega Kinsella -. Nel 2022 hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate di oro fisico e la corsa prosegue anche nel 2023”.
Sono stati soprattutto i paesi emergenti a essere grandi acquirenti, sostenendo il valore dell’oro nonostante la corsa al rialzo dei tassi di interesse. Sono stati costretti a diversificare le loro riserve in oro a un ritmo molto più rapido che in passato in seguito alle sanzioni imposte sulle riserve valutarie della Banca centrale russa. Più in generale, secondo Kinsella c’è un aumento del rischio geopolitico che rimarrà un fattore costante nei prossimi anni sostenendo ulteriori aumenti dei prezzi del metallo giallo.
Rientra nell’evoluzione degli scenari geopolitici anche la fine della centralità del dollaro USA, la valuta di quotazione dell’oro. Il processo sarà lungo ma è già in corso. “Dato che i nostri modelli – riprende Kinsella – mostrano che un calo dell’1% dello US Dollar Index porta a un aumento di circa 8 dollari l’oncia dei prezzi dell’oro, anche un calo del 10% dell’indice può avere un impatto significativo sui prezzi dell’oro”.
Chi finora è rimasto un po’ in disparte sono stati gli investitori istituzionali. Imaru Casanova, viceportfolio manager di VanEck afferma che le posizioni in ETF su oro fisico sono inferiori dell’8% rispetto a quelle del marzo 2022 e del 13% rispetto all’agosto 2020, ossia i periodi in cui l’oro ha raggiunto e si è avvicinato ai massimi storici.
Il ruolo degli investitori istituzionali
Anche Kinsella nota che gli istituzionali rimangono ben al di sotto delle medie degli ultimi anni: “Il totale degli ETF sull’oro si aggira intorno ai 9,5mila miliardi di dollari, un valore nettamente inferiore al picco del 2020 di 11mila miliardi di dollari. La domanda di oro fisico è aumentata notevolmente negli ultimi anni, con la maggior parte delle banche che ha segnalato un’impennata della domanda sia di monete che di lingotti. Riteniamo che l’aumento delle esposizioni degli investitori istituzionali, in linea con le medie storiche, porterà a ulteriori pressioni al rialzo dei prezzi”. L’obiettivo, nel medio termine, sono i 2.100 dollari per oncia.