Le Banche, dopo Silicon Valley Bank e Credit Suisse: spaventano
Una profonda revisione del sistema bancario che, evidentemente, preoccupa, dopo il default di Silicon Valley Bank e le difficoltà di Credit Suisse. Al momento sono state temporaneamente risolte, ma il sistema è solido? Sono domande legittime che si pongono non solo i risparmiatori ed e gli investitori, ma anche esperti e le stesse autorità bancarie.
Ecco cosa ne pensa Angelo Baglioni, Professore ordinario di Economia Politica preso l’Università Cattolica di Milano, Facoltà Scienze Bancarie, Finanziarie ed Assicurative:
“Il fallimento della SvB ha messo drammaticamente in luce le falle di un sistema di vigilanza che applica in modo molto difforme le regole prudenziali, con forti differenze tra paesi e tra banche. Negli USA le regole di Basilea si applicano solo alle banche molto grandi. Quelle con un attivo totale fino a 250 miliardi di dollari ne sono largamente esenti: a loro non si applicano i requisiti di liquidità e su di loro non vengono fatti gli stress test. Questo, insieme a una vigilanza talmente “disattenta” da parte della Fed di San Francisco da fare scattare un’indagine interna al Federal Reserve System, ha consentito alla SvB di avere un business model estremamente rischioso, molto esposto al rischio di liquidità: concentrato su di un solo settore (high tech companies), con raccolta tramite depositi in massima parte non assicurati (poiché eccedenti il limite dell’assicurazione: 250.000 dollari) e metà dell’attivo costituito da un portafoglio titoli a medio-lungo termine, quindi vulnerabile rispetto ad un aumento dei tassi di interesse. Quante banche (americane e non) hanno un modello di business simile a quello della SvB?
Inoltre non si possono dormire sonni tranquilli neanche nel mercato europeo: “L’acquisizione di Credit Swisse da parte di UBS ci ha fatto rendere conto che le regole considerate universalmente accettate, relative all’ordine in cui gli stakeholders di un’impresa sono chiamati a rispondere in caso di dissesto, possono essere bellamente aggirate. E’ vero che la possibilità di azzerare le obbligazioni subordinate convertibili (CoCo bonds), senza azzerare le azioni, era previsto nei prospetti e nei contratti relativi a questi strumenti finanziari: quindi perfettamente legale. Ma ciò non è di grande consolazione. La deviazione rispetto ai principi internazionali ha creato un vulnus e ha messo in crisi il mercato delle obbligazioni subordinate, creando difficoltà alle banche che devono rinnovare titoli di questo tipo in scadenza.
E le preoccupazioni aumentano perchè nei prossimi mesi, andranno a scadenza centinaia di miliardi di prestiti a lungo termine, che le banche europee avevano ricevuto dalla Bce negli anni scorsi, a fronte dell’emergenza pandemica. Non a caso la Bce (settore vigilanza) ha chiesto alle banche di presentarle i loro funding plans.