From above of chaotic pile of dollar banknotes and euro cash

Morning resistenza a 2000, ma se la Fed taglia…

Anche Morningstar vede l’oro resistente sui 2000 dollari l’oncia. “Nel 2023 il prezzo spot dell’oro è salito del 14,6% (in dollari). Un risultato, questo, dovuto soprattutto al rimbalzo del quarto trimestre, che ha visto passare il metallo prezioso dai 1.810 dollari di inizio ottobre al record storico del 3 dicembre a 2.152 dollari l’oncia (valore intraday). Da allora, il lingotto ha mostrato una grande resistenza attorno ai 2.000 dollari”. “Il posizionamento speculativo nei future sull’oro suggerisce che il sentiment degli investitori verso il metallo giallo sta migliorando notevolmente insieme al rally dei prezzi”, commenta Nitesh Shah, responsabile commodity e ricerca macroeconomica di WisdomTree, secondo il quale “nel 2024, un’ulteriore compressione dei rendimenti obbligazionari e un indebolimento del dollaro statunitense probabilmente annulleranno il rallentamento del sostegno fornito dall’inflazione, spingendo l’oro verso un nuovo massimo”.

La Federal Reserve potrebbe non tagliare i tassi con la rapidità auspicata dal mercato, questo per avere la massima flessibilità nel rispondere ai dati che si renderanno disponibili. “Man mano che i mercati si ricalibrano, l’oro potrebbe perdere parte del vigore accumulato alla fine del 2023 e scendere nel primo trimestre del 2024”, sostiene Shah. “Tuttavia, quando i tagli ai tassi cominceranno a essere comunicati, il metallo probabilmente si risolleverà e, se gli stessi saranno effettivamente attuati, potrebbe raggiungere un nuovo massimo storico di 2.210 dollari l’oncia entro la fine dell’anno”.

La de-dollarizzazione spinge le riserve d’oro degli emergenti

Dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008, abbiamo assistito a un fondamentale cambio di regime, con le banche centrali che hanno progressivamente rivalutato la funzione e rilevanza dell’oro nella gestione degli asset di riserva.

Nel 2022 la domanda di oro da parte delle banche centrali è stata la più forte mai registrata e, nei primi tre trimestri del 2023, questa fonte di domanda è stata in grado di superare i livelli del 2022. Sebbene sia difficile da battere, la domanda per il 2024 potrebbe essere della stessa portata. “I Paesi non appartenenti al G7 stanno acquistando oro a un ritmo record per diversificare le loro riserve in valuta estera”, spiega ancora Nitesh Shah. Gli eventi del 2022, quando gli asset della Banca centrale russa in valute del G7 sono stati congelati, hanno messo in allarme molte altre banche centrali. “Mettersi contro l’alleanza geopolitica del G7 ha un costo elevato e per mitigare il rischio le banche centrali dei Paesi emergenti stanno accumulando la pseudo-valuta che nessun’altra banca centrale controlla: l’oro”.

Se si considerano alcune delle principali banche centrali che hanno acquistato oro negli ultimi anni (Cina, Polonia, Turchia), esse detengono ancora una quantità relativamente bassa del metallo in proporzione alla valuta estera totale.

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